Che poi uno dice che nella vita deve essere felice eppure nel momento in cui deve compiere delle scelte pensa sempre alla cosa più logica da fare e mai a quella desiderata. Che poi, logica per chi? Se io avessi sempre fatto delle scelte logiche probabilmente sarei chiusa in un ufficio dal 1998, quando all’età di 19 anni avevo conquistato una scrivania nella più grande multinazionale giapponese del mondo come traduttrice. Oggi chi sarei? Domanda idiota ed è per questo che non me la sono mai posta. “Di sicuro non sarei io!” rispondo a chi pensa a quegli anni come se avesse perso un’opportunità. Dico avesse perso, perché non so se avete notato come l’interlocutore sia spesso più dispiaciuto di voi nel parlare di un’opportunità sfumata a voi! Ed è così che si cade in quelle voragini che la vita ci segnala con grandi caratteri luminosi ma che noi, ad un certo punto della vita, ignoriamo tuffandoci a bomba, incoraggiati da chi è sempre pronto a pensare con la nostra testa. Io dal canto mio, quel giorno del 1998, dopo aver realizzato che per 6 mesi avevo comunicato con il mio capo in una lingua a lui sconosciuta (l’inglese) e che lui (giapponese) forse per orgoglio, rispetto, vergogna o chi può dirlo, non avesse mai detto nulla se non annuendo ad ogni mia parola, cambiai il corso degli eventi. Ricordo che sorrisi, andai al distributore automatico a prendere una cioccolata calda ( l’ultima della mia vita probabilmente), salutai cordialmente e mi incamminai, sotto i tenui raggi di un primo sole primaverile londinese, con due nuove certezze: l’unica cosa che mi piaceva di quel lavoro era la cioccolata calda e la seconda era che la cioccolata calda davvero non faceva per me!
Ai tempi impiegavo circa 1 ora e mezza per arrivare al lavoro, percorrendo il tragitto a piedi, in metro, in treno e poi di nuovo a piedi. Rimanevo alla scrivania per 8 ore, poi ancora piedi, treno, metro, piedi e una volta a casa aprivo una birra, mi sedevo alla finestra di una villa del 1800 e trascorrevo la notte a chiacchierare con i vicini francesi. Erano queste ultime le ore più belle della mia giornata, c’era poco da riflettere sulle mie scelte, giuste o sbagliate che fossero per gli altri, lo erano per me. Quel giorno sono ufficialmente sfuggita alla morsa delle scelte logiche cogliendo l’unica vera opportunità che un essere umano non dovrebbe mai lasciarsi sfuggire: scegliere di essere felici.
Io quel giorno ho fatto in modo che nessuno potesse più aspettarsi nulla da me e cosa più importante che io non dovessi aspettarmi nulla. Non sono caduta nello stress di dover dimostrare, come quando inizi l’università e pur capendo che non fa per te, la devi comunque finire perché ormai… Mio Dio, con quegli ormai si distrugge la gente. Non è mai troppo tardi per cambiare idea, non è mai troppo tardi per cambiare lavoro, casa, città, fidanzata/o. ORMAI è un limite imposto, è l’inizio della fine, è quella parola che in poco tempo da corda diventa catena, un’incudine gigantesca che ci inchioda al suolo…la gente ci muore così, ci muore!
Oggi riflettevo su questo, perché nonostante la mia vita sia un cambiamento continuo alle volte ci casco ancora nel tranello della noia e da iperattiva appaio inerte e la cosa mi rende irrequieta come se avessi fatto la scelta sbagliata. Chiamo un’amica, in realtà sono due al prezzo di una, e mentre espongo 3 piani di fuga loro se la ridono. Mi incazzo, mi fermo, ascolto.
Non c’è nulla di male a stare seduti per un po’, alle volte bisogna fermarsi a guardare quanta strada abbiamo fatto prima di ripartire.
Ho 38 anni, ho vissuto in 6 paesi diversi, ho cambiato lavoro, casa, sogni…
Tempo fa mi regalarono una calamita che diceva “Ricordati di essere Felice” e me ne sono ricordata.
E voi? siete felici?
Vi abbraccio